– Leggere Monia Andreani

Ho conosciuto Monia Andreani ventiquattro anni fa. Di lei, prima di tutto mi colpì l’attenzione e il coraggio di dire sempre la verità, quella che in filosofia si nomina come Parresia ma che tutti dentro di noi, anche non filosofi, conosciamo, perché ha a che fare con la coscienza umana.
Nel suo studio campeggia una fotografia del 10 dicembre 1948, momento della Dichiarazione universale dei diritti umani, con la didascalia “Unità è umanità”: e la peculiarità di Monia era proprio quella di possedere un pensiero “universale”, capace di spaziare oltre le ideologie, gli stili, ogni separazione.
La sua scomparsa prematura ha suscitato cordoglio generale in tutt’Italia ed oltre, e merita già da subito qualche parola che ci sgombri dalle nebbie della cronaca per dare rilievo al suo lavoro ed alle sue idee.
Monia era attualmente docente di “Fondamenti etici e politici dei diritti umani e della cittadinanza nelle attuali società globali e multiculturali” presso l’Università per Stranieri di Perugia, la città del nostro amato Aldo Capitini e, seppure solo 45enne, era in procinto di divenire Associata. Nella sua università si occupava anche della delega alla disabilità, riuscendo a far seguire le lezioni anche a ragazzi e ragazze disabili, nella consapevolezza che l’università è un valore per tutti. La stessa consapevolezza dell’uguale valore di ogni essere umano al di là del suo stato sociale, nazionalità, religione, orientamento sessuale, non era solo teoria per Monia ma pratica spontanea, sia quando, nella sua campagna a Terre Roveresche, piantumava gratis le rose del paese, sia quando insegnava o faceva conferenze. Con grande umiltà, non artefatta ma naturale, Monia se ne fregava di riconoscimenti accademici e potere ma andava avanti per la sua strada di insegnamento e ricerca.
Cosa leggere allora di lei, per capire il suo percorso di studiosa ed il suo sincretismo culturale?
Partendo dai primi anni del suo percorso, certamente qualcosa del suo lavoro con Luce Irigaray, e con Adriana Cavarero: il libro “Il terzo incluso. Filosofia della differenza e rovesciamento del platonismo” (Editori Riuniti 2007) è un solido testo filosofico che passa in rassegna la questione del “dualismo” nella filosofia. L’irrompere di soggetti “altri” nel mondo, oltre alle donne e la loro differenza dal pensiero classicamente unico (maschile o meglio patriarcale), gli esclusi per ceto sociale, per nazionalità, per religione… .Monia pubblica nel 2009 nel libro “Differenza e relazione. L’ontologia dell’umano nel pensiero di Judith Butler e Adriana Cavarero” (ed. Ombre corte) un suo saggio sulla “Questione della vulnerabilità” anticipando anche quella che sarebbero stata poi la sua intuizione di questi ultimi anni: promuovere una filosofia delle relazioni umane. Innanzitutto le relazioni di cura. Come un sasso in uno stagno, Monia lancia la pratica del dialogo tra bioetica, medicina e caregiving iniziando la sua ricerca proprio sul nostro territorio, coinvolgendo pazienti, loro familiari, medici, infermieri e associazioni (ricordo l’Associazione Maruzza, e la sua presenza nel comitato scientifico di Adamo). Da questa ricerca sono fruttati due testi: “La bioetica con i caregiver. Alleanza terapeutica e qualità della vita” (Unicopli 2015) e “Questioni etiche nel caregiving. Contesto biopolitico e relazioni di cura” (Carocci 2016). In questi due testi chiunque può ritrovare qualcosa della propria storia di persona che cura e assiste, dentro la più ampia riflessione bioetica, certo anche politica perché sono le politiche della cura che mancano nella nostra società sempre più chiusa ed escludente.
Del lavoro pedagogico di Monia all’Università degli studi di Urbino resta il fondamentale testo, scritto con Alessandra Vincenti “Coltivare la differenza” (Unicopli 2011), sulla socializzazione di genere, scritto riflettendo di stereotipi con gli studenti.
Il pensiero di Monia non ha mancato di posarsi su tematiche tipiche del pensiero libertario, con il suo “Biologico, collettivo, solidale” (Altraeconomia 2016), un percorso nell’esperienza della più grande e vera cooperativa del biologico in Italia, la Iris, e del pensiero del mutuo aiuto che la ispira. Recente è pure il suo contributo a “Lo Stato irresponsabile” (Aracne editrice 2017 – Università degli studi Urbino) in cui ripercorre la vicenda Cucchi dal punto di vista del rapporto tra paziente incarcerato e personale sanitario. Per non occupare altre (tante) pagine, vorrei suggerire infine due piccoli testi, per i genitori ed i più giovani, due libri di facile lettura presentati con successo anche qui sul territorio (Monia è stata spesso ospite a Popsophia, anche a Pesaro): “Twilight. Filosofia della vulnerabilità” (Ev edizioni 2011), saggio che parla di vulnerabilità come essenziale condizione umana rivolgendosi ai più giovani attraverso l’analisi dell’omonima serie di film, e “Peppa Pig e la filosofia. Tra antropologia e animalità” (Mimesis 2015). Per chi volesse orientarsi meglio informo che entro l’anno sarà disponibile una versione nuova del sito web di Monia (moniaandreani.it) e che formeremo un comitato scientifico di supporto ai progetti di Monia in corso. In uscita invece presso Franco Angeli il libro “Rifugiati nella Rete”, progetto ideato e coordinato da Monia sull’esperienza della “Rete vulnerabili” del Comune di Milano.

Francesca Palazzi Arduini.

da Il Metauro, quindicinale di informazione, giugno 2018.